JESI / SAN MICHELE ARCANGELO in commissariato

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Opera realizzata da studenti e studentesse del “Mannucci” sotto la direzione di Massimo Ippoliti, all’inaugurazione del bassorilievo il questore Claudio Cracovia.

al Commissariato è stata inaugurata l’opera raffigurante San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato, opera realizzata da studenti e studentesse del Liceo Artistico Mannucci” sotto la guida del docente Massimo Ippoliti.

Presenti all’evento, il questore Claudio Cracovia, le forze di Polizia, con il dirigente Mario Sica, il sindaco Massimo Bacci, il vescovo don Gerardo Rocconi che ha benedetto l’opera, e il cappellano don Antonello Lazzerini.

Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza della figura delle forze dell’ordine nell’immaginario dei giovani, per ricoprire un ruolo di guida, al pari della famiglia e dell’istituzione scolastica, e non agire come freno o controparte negativa.

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Il bassorilievo di San Michele Arcangelo patrono della Polizia

Tra i civili Benito Motisi, rappresentante dell’abbazia di San Michele Arcangelo di Arcevia, invitato dal cappellano.

Lo stesso Motisi è anche vicepresidente degli Ex Alunni e Amici del Collegio Pergolesi, di cui era presente una delegazione che ha portato in omaggio in Commissariato un libro sulla storia del Collegio e uno sulla storia di Monte Sant’Angelo di Arcevia.

A scoprire l’opera, il questore insieme a uno studente. Il vescovo ha quindi benedetto il bassorilievo e sottolineato il ruolo di guerriero contro il male e di garante della giustizia e della pace del santo celebrato.

Massimo Ippoliti, presente con i quindici ragazzi e ragazze che hanno lavorato sull’opera in bassorilievo, ha ringraziato Stefano Ortolani, comandante della Polstrada di Jesi, per la sua proposta di collaborazione.

«Abbiamo impiegato circa due mesi complessivamente per portarla a compimento, i ragazzi hanno lavorato in équipe – ha spiegato l’insegnante – . Abbiamo realizzato un modello in argilla, poi uno negativo in gesso. Infine abbiamo colato il positivo al suo interno, per poi perfezionarlo. È stata la fase più dura perché alcuni dettagli si sono rotti e dovevano essere rifiniti».

L’opera, in gesso alabastrino patinato, è stata realizzata da tre gruppi di cinque studentesse e studenti provenienti da tre diverse classi (IV A, IV C e III A) che hanno alacremente lavorato a rotazione.